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venerdì 25 marzo 2016

Per privati e professionisti i prelevamenti non sono ricavi, anche nella voluntary disclosure

Sono incominciati i controlli sulle Voluntary Disclosure e si sono visti i primi comportamenti difformi.
Da stampa specializzata emerge quindi che, anche per questo motivo, è stata rilasciata una direttiva interna dell’Agenzia delle Entrate al fine di avere comportamenti uniformi anche per quanto riguarda la gestione dei prelevamenti.
Siccome la Voluntary Disclosure è una dichiarazione sostitutiva sulla completezza e veridicità di quanto prodotto con specifico reato in caso di mendacio, il documento interno dell’Agenzia delle Entrate ricorda che il contribuente è spinto a dire la verità.
Considerando poi anche che:
·        la presunzione di redditività, relativa ai prelevamenti (art. 32 DPR 600/73), non è applicabile ai privati, ai professionisti (corte costituzionale 228/14) ed ai soci di società che detengono le quote non in regime di impresa
·        la contestazione di ulteriori attività rispetto a quelle che sono state evidenziate dal contribuente deve essere provata dall’Agenzia delle Entrate
l’ufficio dovrà, per valutare i prelevamenti di denaro, considerare diversi fattori tra cui il tenore di vita e l’ammontare delle entrate dichiarate

questo significa, secondo la direttiva interna, che l’ufficio possa chiedere spiegazioni rispetto ai prelevamenti ma considerando che:
·        i chiarimenti non possono riguardare importi non rilevanti (considerando come paragone quanto dichiarato ed il tenore di vita)
·        il prelevamento non comporta mai reddito per i casi sopra indicati

speriamo quindi che tutti gli uffici seguano queste indicazioni.

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